lunedì 11 novembre 2013

POESIA E JAZZ / AMIRI BARAKA WORD MUSIC



            

Domenica
27 Ottobre 2013

AMIRI BARAKA WORD MUSIC
voce
Amiri Baraka
sassofono contralto René McLean
pianoforte D. D. Jackson
contrabbasso Calvin Jones
batteria Pheeroan AkLaff


Per la rassegna “Aperitivo in Concerto”
al Teatro Manzoni di Milano
Amiri Baraka - © Giorgio Alto

   Un'icona della poesia e del jazz del Novecento in un reading     
  musicale a Milano

di Iole Natoli

Non ha mai rinunciato all’improvvisazione questo protagonista delle performing arts, alla sperimentazione e alla contaminazione dei linguaggi, caratteristiche che lo accomunano alla band recentemente portata sul palcoscenico del Teatro Manzoni, con musicisti di alto livello artistico quali il contraltista René McLean, il contrabbassista Calvin Jones, il batterista Pheeroan AkLaff e il pianista D. D. Jackson, che ha ricevuto fragorosi consensi per l’impervia originalità dei suoi momenti solisti. E insieme a loro lui, Amiri Baraka, con la sua voce strumento di testi che non sono di maniera ma interrogano, soffrono, accusano, svelano, tramite parole talora sussurrate, altre volte cantate o urlate, come nella famosa poesia Somebody Blew Up America, composta a seguito della distruzione delle Twin Towers nell’attentato dell’11 settembre 2001; testo poetico che rifiuta gli schemi estetici usuali, martellando insistentemente sul “Who?” alla ricerca del responsabile sempre diverso e in qualche misura anche unico, che ha prodotto tutte le atrocità della storia.
Il poema ha suscitato reazioni intense e disparate nel pubblico mondiale a causa di alcuni versi che attribuiscono l’attentato allo stato di Israele in combutta con Bush, accreditando piuttosto ingenuamente la spiegazione a schema complottistico che trovò spazio all’indomani della tragedia ma che venne smentita dalle indagini. Tacciato di antisemitismo, Amiri Baraka ha sempre respinto le accuse, senza mai rinunciare al suo testo e alle convinzioni che lo animano (per chi volesse leggerlo anche in versione italiana, ecco un utile link -->).
Benché sul piano di un’analisi storica la posizione assunta e sostenuta costitusca un limite politico, è innegabile che l’inserimento dell’idea del complotto abbia una sua funzione specifica e che leghi col resto del poema. Se qualunque perversa alleanza è ipotizzabile e nemmeno il proprio paese è vestito di credibilità, allora il nemico dal volto sfuggente si annida dovunque e quel “CHI?” ci aspetta al varco, con la sua destabilizzante ferocia, in ogni istante del nostro cammino. Ne consegue un incremento dell’angoscia che pervade ossessivamente tutto il testo.
Il pubblico del Manzoni, in ogni caso, non ha mostrato di gradir meno la performance di Amiri Baraka per questo. Al contrario, anche Somebody Blew Up America è stata seguita da un’ovazione di applausi come ogni brano letto, cantanto o suonato dalla band, che si è esibita con creatività entusiasmante.

Un artista indomito

di I. N.

Everett LeRoi Jones (futuro Amiri Baraka) nasce a Newark, nel New Jersey, il 7 ottobre del 1934. Figlio di un’assistente sociale e di un dipendente delle poste vive in prima persona le contraddizioni e le ansie di un afroamericano della classe media in un paese fortemente razzista, che non permette quel riconoscimento e rispetto delle proprie radici di cui invece egli avverte il bisogno.
Dopo gli studi universitari incompiuti e il congedo dall’aviazione americana nella quale si era arruolato, si trasferisce a New York dove frequenta l’ambiente bohémien del Greenwich Village. Nel 1958 sposa in un tempio buddista la poetessa di famiglia ebrea Hettie Cohen, che diverrà poi nota al suo pubblico come Hettie Jones, conosciuta tramite la collaborazione con la rivista The Record Change. È un sodalizio affettivo e culturale arricchito dalle frequentazioni di artisti, musicisti e scrittori, che troveranno nella rivista d’avanguardia Yugen e nella casa editrice Totem Press, fondate dai due coniugi, spazi di pubblicazione per le proprie opere. Tra questi, Allen Ginsberg, Jack Kerouac e altri protagonisti della beat generation.  
Nel 1961 appare il primo libro di Everett LeRoi Jones, Preface to a Twenty-Volume Suicide Note e nel 1963 Blues People, uno studio sulla storia della musica afroamericana. Il dramma Dutchman and the Slave andato in scena a New York nel 1964 gli assicura un premio e lo consacra autore di teatro. È però attraverso la speculazione politica, espressa soprattutto in Home: Social Essays del 1966, che va maturando il progressivo distacco di LeRoi Jones da un’estetica che non corrisponde alle sue motivazioni più profonde. Il 1965, che vede l’assassinio di Malcom X, è l’anno di rottura e cambiamento: esauritosi il rapporto con Hettie Jones si trasferisce ad Harlem e vi fonda il Black Arts Repertory Theatre.
Nel 1967 sposa Sylvia Robinson - una  poetessa afroamericana che sarà conosciuta poi come Amina Baraka e con cui avrà cinque figli - e fonda a Newark la compagnia Spirit House, che metterà in scena le sue opere. Nel 1968 si converte all’islam, cambia il suo nome in Amiri Baraka e crea l’organizzazione musulmana Kawaida divenendone imam, carica di cui però vorrà disfarsi dopo qualche anno, a seguito del suo accostamento alla dottrina marxista.
Il percorso intellettuale ed artistico di Amiri Baraka - in cui si colgono influenze musicali e politiche che spaziano da Ornette Coleman, John Coltrane, Thelonius Monk e Sun Ra all’anticolonialismo e ad altri movimenti rivoluzionari - si sviluppa e definisce nel tempo attraverso una contaminazione continua, con l’immersione in generi diversi, che ne alimentano la complessità del pensiero.  
Autore di numerosi libri di saggi, di storia e critica della musica, di poesie e di teatro, editore e attivista politico, cattedratico e conferenziere, Amiri Baraka è oggi un personaggio di statura mondiale, un’icona della cultura e dell’identità afroamericana, che resta al centro di tutte le sue opere.
Vive a Newark con la  moglie Amina Baraka, insieme alla quale cura il word-music ensamble Blue Ark: The Word Ship e il Kimako’s Blues People, che ha sede da diversi anni nella cantina della casa d’abitazione, trasformata in spazio teatrale. Insieme a lei è autore del volume The Music (1987), una pregnante antologia di poesie e monografie su Jazz e Blues.

Milano, 11 novembre 2013

­© Iole Natoli

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