sabato 24 maggio 2014

DOCUMENTARIO sui Moso / Dove il femminicidio non esiste e la parola stessa è intraducibile


Nu Guo. Nel Nome della Madre
A Milano, documentario di Francesca Rosati Freeman e Pio D’Emilia su una comunità matriarcale della Cina
di Iole Natoli


Il film è stato realizzato dalla Dharma Productions (Tokyo). A Milano sarà al cinema Palestrina (Via Palestrina 7) mercoledì 28 Maggio e mercoledì 4 giugno, alle ore 17:00, 18:30, 19:45 e 21:00.
Di questa comunità senza violenza - stupefacente per noi, abituati a un tessuto sociale che riempie i mezzi di informazione di crimini quotidiani anche efferati - ho già scritto con una lunga intervista a Francesca Rosati Freeman, che oramai da un decennio se ne occupa (->).
Giunge adesso nelle sale di molte città un documentario a due mani, che conferisce corpo sonoro e visivo a quel che la parola scritta ha già narrato, rendendo dunque veloce ed immediata la percezione di una diversità fondamentale. La continuità della famiglia materna (che donne e uomini non abbandonano mai) si fonda sui principi di cura, protezione e stabilità, garantiti dall’assenza di matrimonio o convivenza, dall’assenza di riconoscimento legale della paternità biologica, dalla presenza significativa e fondamentale dello zio materno (fratello della madre), dall’assenza di un potere verticale. Errato dunque considerare una società matriarcale come il rovesciamento della società patriarcale o questa come il rovesciamento dell’altra.
Presso i Moso, le decisioni sono assunte dopo ampie discussioni che coinvolgono tutti i membri della famiglia e, se riguardano tutta la comunità, dopo un ampio confronto tra le diverse posizioni di cui ciascuna famiglia è portatrice. In questa società egualitaria, dove donne e uomini hanno gli stessi diritti e doveri e pari considerazione sociale, la guida della famiglia è affidata alla dabu, generalmente la donna più anziana e saggia del matriclan, il cui cognome avuto dalla madre è lo stesso di tutti i discendenti.
Pio d’Emilia ha scherzosamente definito il lavoro condotto in tandem una sorta di “inseminazione artificiale”, spiegando come dopo la lettura del libro di Francesca Benvenuti nel paese delle donne - avvenuta a Pechino in casa di un amico, mentre  aspettava il visto per la Birmania - avesse avvertito il desiderio di verificare direttamente quei contenuti. Recatosi sul posto per qualche giorno, aveva realizzato un breve reportage per Sky Tg24, profondamente colpito da una società perfettamente funzionante benché basata su principi interamente diversi da quelli vigenti nelle società con famiglie nucleari, le più diffuse nel nostro pianeta. Quindi aveva preso contatto con Francesca.
«Non credevo che fosse proprio così», ha dichiarato, «ma mi sono arreso all’evidenza. Ero davvero in presenza di una comunità che ha saputo realizzare una società armonica, dove tutti vivono bene e dove non si respira aria di violenza.  In particolare mi hanno colpito i bambini, il loro sguardo sereno e il rapporto confidente e fiducioso che hanno con gli uomini, che questi siano gli zii (molto più raramente i genitori biologici), o semplici amici. Lo strettissimo rapporto che lega i bambini alla madre in un certo senso è scontato, molto meno lo è quello con gli uomini. 
Per me è stata una  bellissima esperienza, sia dal punto di vista umano che professionale, e questo nonostante la nostra “troupe”, messa su in troppo poco tempo, abbia cominciato a perder pezzi sin dai primi giorni, sino al momento in cui, rimasti soli, Francesca ed io abbiamo deciso di andare avanti, con determinazione, comunque. 
Per il resto, lascio volentieri a Francesca, che da molti anni si è occupata di questi temi, il compito di decifrare il matriarcato e tutti i suoi corollari antroposociali. Non mi permetto neanche di sollevare qualche dubbio sulla maternità del titolo, che abbiamo voluto dare al nostro film. Guai a contraddire una dabu… e comunque il poter di far nascere è solo, e sempre sarà, quello delle donne. Compreso il titolo di un film».
«Nu Guo. Nel nome della madre», dice Francesca Rosati Freeman, «nasce da una stretta collaborazione con Pio d'Emilia. Da almeno due anni prima di conoscere Pio, avevo progettato un documentario sulla società matriarcale dei Moso su cui avevo pubblicato nel 2010 il libro Benvenuti nel Paese delle Donne, XL edizioni.
Pio è arrivato nel momento in cui stavo per formare l'équipe che mi avrebbe aiutata a realizzarlo, ma di cui poi non è stato possibile avvalersi. Sul posto, con Pio, abbiamo scelto quale filo conduttore l'assenza di violenza e mentre io curavo sceneggiatura e contenuto delle interviste, Pio si occupava principalmente delle riprese e della fotografia, integrando le interviste con domande che, se a me che conosco da molto tempo il tema sarebbero parse probabilmente superflue, si sono invece rivelate atte a facilitare la comprensione anche ai non addetti ai lavori.
La società Moso meritava di essere documentata non solo perché non ha una lingua scritta, ma anche perché ha una struttura socio-familiare ben diversa dalle nostre, organizzata secondo i principi della matrilinearità, della matrifocalità e della matrilocalità. Mi interessava in altri termini mettere in evidenza gli aspetti salienti di una società matriarcale, intesa nel suo significato intrinseco di società centrata sui valori del principio materno dell'eguaglianza e della solidarietà.
Il titolo del documentario è derivato da una sorta di comunione d'intenti, perché se  Pio ha voluto "Nu Guo" io a mia volta ho voluto aggiungere "Nel nome della madre", precisazione che ha trovato d'accordo anche lui. Ciò non solo per evidenziare la contrapposizione col principio dominante maschile delle società patriarcali, ma anche per rendere omaggio alle nostre madri ancestrali, le quali hanno saputo costruire questo modello culturale che non è assolutamente un reperto archeologico o un fossile vivente e nemmeno una subcultura, ma rappresenta una forma di vita contemporanea, armoniosa e pacifica, guidata dalle donne senza oppressione alcuna sull'altro sesso. E infine, per rendere omaggio alla Madre Natura venerata dai Moso come una dea.
Nu Guo. Nel Nome della Madre è stato selezionato al DOCM del festival internazionale del film documentario "Visions du Réel" Nyon (Svizzera), 2014; accettato al Media Library del Festival du Film des Femmes, Créteil (Paris), 2014; selezionato al Festival della Complessità, MAXXI, Roma, 8 maggio 2014; selezionato come anteprima al Festival des 5 Continents, Ferney-Voltaire (Francia),  25 maggio 2014; invitato dall'8 al 10 agosto 2014 al "Salon du livre de la montagne" a Passy (Haute Savoie, Francia), dove passerà in continuum.
Numerose proiezioni hanno avuto luogo a Roma, Palermo, Bologna,Trapani, Pescara, Marsala, Gaeta, Formia, Caltanissetta, Milano e altre ne sono previste a Pistoia e a Torino.
Qui il trailer (->). Per contatti con la società produttrice: dharmaprod2011@gmail.com.

"Nu Guo. Nel nome della Madre" ha vinto nel febbraio del 2015 il premio del Pubblico per il miglior documentario al "Festival International du Cinéma d'Asie" a Vesoul, Francia (aggiornamento del 24.08.2017)
Milano, 24.05.2014
© Iole Natoli


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