Nu Guo. Nel Nome della Madre
A Milano, documentario di Francesca Rosati Freeman e
Pio D’Emilia su una comunità matriarcale della Cina
di
Iole Natoli
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Il film è stato realizzato
dalla Dharma Productions (Tokyo). A Milano sarà al cinema Palestrina (Via Palestrina 7) mercoledì 28 Maggio e mercoledì 4 giugno, alle ore 17:00, 18:30, 19:45 e 21:00.
Di questa comunità senza violenza - stupefacente per noi,
abituati a un tessuto sociale che riempie i mezzi di informazione di crimini
quotidiani anche efferati - ho già scritto con una lunga intervista a Francesca Rosati Freeman, che oramai da un decennio se ne occupa (->).
Giunge adesso nelle sale di molte
città un documentario a due mani, che conferisce corpo sonoro e visivo a quel
che la parola scritta ha già narrato, rendendo dunque veloce ed immediata la
percezione di una diversità fondamentale. La continuità della famiglia
materna (che donne e uomini non abbandonano mai) si fonda sui principi di
cura, protezione e stabilità, garantiti dall’assenza di matrimonio o convivenza,
dall’assenza di riconoscimento legale della paternità biologica, dalla
presenza significativa e fondamentale dello zio materno (fratello della
madre), dall’assenza di un potere
verticale. Errato dunque considerare una società matriarcale come il
rovesciamento della società patriarcale o questa come il rovesciamento
dell’altra.
Presso i Moso, le decisioni sono
assunte dopo ampie discussioni che coinvolgono tutti i membri della famiglia
e, se riguardano tutta la comunità, dopo un ampio confronto tra le diverse
posizioni di cui ciascuna famiglia è portatrice. In questa società
egualitaria, dove donne e uomini hanno gli stessi diritti e doveri e pari
considerazione sociale, la guida
della famiglia è affidata alla dabu,
generalmente la donna più anziana e saggia del matriclan, il cui cognome
avuto dalla madre è lo stesso di tutti i discendenti.
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Pio d’Emilia ha scherzosamente
definito il lavoro condotto in tandem una sorta di “inseminazione
artificiale”, spiegando come dopo la lettura del libro di Francesca Benvenuti nel paese delle donne -
avvenuta a Pechino in casa di un amico, mentre aspettava il visto per
la Birmania - avesse avvertito il desiderio di verificare direttamente quei
contenuti. Recatosi sul posto per qualche giorno, aveva realizzato un breve
reportage per Sky Tg24, profondamente colpito da una società perfettamente
funzionante benché basata su principi interamente diversi da quelli vigenti
nelle società con famiglie nucleari, le più diffuse nel nostro pianeta.
Quindi aveva preso contatto con Francesca.
«Non
credevo che fosse proprio così», ha dichiarato, «ma mi sono arreso
all’evidenza. Ero davvero in presenza di una comunità che ha saputo
realizzare una società armonica, dove tutti vivono bene e dove non si respira
aria di violenza. In particolare mi hanno colpito i bambini, il loro
sguardo sereno e il rapporto confidente e fiducioso che hanno con gli uomini,
che questi siano gli zii (molto più raramente i genitori biologici), o
semplici amici. Lo strettissimo rapporto che lega i bambini alla madre in un
certo senso è scontato, molto meno lo è quello con gli uomini.
Per me è
stata una bellissima esperienza, sia dal punto di vista umano che
professionale, e questo nonostante la nostra “troupe”, messa su in troppo
poco tempo, abbia cominciato a perder pezzi sin dai primi giorni, sino al
momento in cui, rimasti soli, Francesca ed io abbiamo deciso di andare
avanti, con determinazione, comunque.
Per il
resto, lascio volentieri a Francesca, che da molti anni si è occupata di
questi temi, il compito di decifrare il matriarcato e tutti i suoi corollari
antroposociali. Non mi permetto neanche di sollevare qualche dubbio sulla maternità del
titolo, che abbiamo voluto dare al nostro film. Guai a contraddire una
dabu…
e comunque il poter di far nascere è solo, e sempre sarà, quello delle donne.
Compreso il titolo di un film».
«Nu Guo. Nel nome della madre», dice Francesca Rosati Freeman, «nasce da una stretta collaborazione
con Pio d'Emilia. Da almeno due anni prima di conoscere Pio, avevo progettato
un documentario sulla società matriarcale dei Moso su cui avevo pubblicato
nel 2010 il libro Benvenuti nel Paese
delle Donne, XL edizioni.
Pio è arrivato nel momento in cui stavo per formare l'équipe
che mi avrebbe aiutata a realizzarlo, ma di cui poi non è stato possibile
avvalersi. Sul posto, con Pio, abbiamo scelto quale filo conduttore l'assenza
di violenza e mentre io curavo sceneggiatura e contenuto delle interviste,
Pio si occupava principalmente delle riprese e della fotografia, integrando
le interviste con domande che, se a me che conosco da molto tempo il tema
sarebbero parse probabilmente superflue, si sono invece rivelate atte a facilitare
la comprensione anche ai non addetti ai lavori.
La società Moso meritava di essere documentata non solo perché
non ha una lingua scritta, ma anche perché ha una struttura socio-familiare
ben diversa dalle nostre, organizzata secondo i principi della
matrilinearità, della matrifocalità e della matrilocalità. Mi interessava in
altri termini mettere in evidenza gli aspetti salienti di una società
matriarcale, intesa nel suo significato intrinseco di società centrata sui valori del principio materno dell'eguaglianza e
della solidarietà.
Il titolo del
documentario è derivato da una sorta di comunione d'intenti, perché se Pio ha voluto "Nu Guo" io a mia volta ho voluto aggiungere "Nel nome della madre", precisazione che ha trovato d'accordo anche lui. Ciò non solo per evidenziare la contrapposizione col principio dominante maschile
delle società patriarcali, ma anche per rendere omaggio alle nostre madri
ancestrali, le quali hanno saputo costruire questo modello culturale che
non è assolutamente un reperto archeologico o un fossile vivente e nemmeno
una subcultura, ma rappresenta una forma di vita contemporanea, armoniosa e
pacifica, guidata dalle donne senza oppressione alcuna sull'altro sesso. E
infine, per rendere omaggio alla Madre Natura venerata dai Moso come una dea.
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Nu
Guo. Nel Nome della Madre è stato selezionato al DOCM del festival
internazionale del film documentario "Visions du Réel" Nyon
(Svizzera), 2014; accettato al Media Library del Festival du Film des Femmes,
Créteil (Paris), 2014; selezionato al Festival della Complessità, MAXXI,
Roma, 8 maggio 2014; selezionato come anteprima al Festival des 5 Continents,
Ferney-Voltaire (Francia), 25 maggio 2014; invitato dall'8 al 10 agosto
2014 al "Salon du livre de la montagne" a Passy (Haute Savoie,
Francia), dove passerà in continuum.
Numerose proiezioni hanno avuto luogo a Roma,
Palermo, Bologna,Trapani, Pescara, Marsala, Gaeta, Formia, Caltanissetta,
Milano e altre ne sono previste a Pistoia e a Torino.
Qui il trailer (->). Per contatti con la società produttrice: dharmaprod2011@gmail.com. "Nu Guo. Nel nome della Madre" ha vinto nel febbraio del 2015 il premio del Pubblico per il miglior documentario al "Festival International du Cinéma d'Asie" a Vesoul, Francia (aggiornamento del 24.08.2017) |
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Milano, 24.05.2014
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© Iole
Natoli
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sabato 24 maggio 2014
DOCUMENTARIO sui Moso / Dove il femminicidio non esiste e la parola stessa è intraducibile
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