lunedì 23 maggio 2011

Teatro / "Improvvisamente l'estate scorsa" di Tennessee Williams



                    
Dal 3 al 29 Maggio 
Teatro Elfo Puccini di Milano
IMPROVVISAMENTE
L'ESTATE SCORSA
di Tennessee Williams
 traduzione di Masolino D'Amico
regia di Elio De Capitani
scene di Carlo Sala
costumi di Ferdinando Bruni
con Cristina Crippa, Elena Russo Arman
Cristian Giammarini, Corinna Agustoni
Edoardo Ribatto, Sara Borsarelli

Foto di Lara Peviani
La crudele cancellazione invocata
di un horror che sconvolge la memoria
di Iole Natoli

Un’esperienza di vita complessa che ha dato luogo a una drammaturgia articolata, in cui filoni mai esauriti compaiono con sfumature e soluzioni variate. Un paradigma comune agli scrittori, che il dramma prodotto da Teatridithalia in occasione del centenario della nascita di Williams, ripropone all’attenzione del pubblico.
Improvvisamente l'estate scorsa, giunto in teatro per la prima volta nel 01958, riassume in sé diversi temi specifici: la questione dei disturbi mentali, al limite tra psicologia e psichiatria, la gestione pubblica e privata di un orientamento sessuale diverso rispetto a quello previsto dalla norma, il divario tra bisogno e ricchezza, la distorsione degli affetti familiari, il potere della classe medica e di chi per svariate ragioni la sostiene, l’ipocrisia, la convenienza, il delitto.
La scena è lo spazio di un giardino, che, simile per la vegetazione a una foresta bene attrezzata per una sosta estiva, circonda una grande villa appartata, in cui vive adesso da sola Mrs Venable, dopo la morte di suo figlio Sebastian.
Violet attende l’arrivo del neurochirurgo Cukrowicz, cui per i costi delle ricerche e della clinica ha promesso un sostegno finanziario, conseguente a una disposizione testamentaria del figlio, e al quale vuol consegnare la nipote, perché le pratichi una lobotomia. La ragazza, sostiene la zia, è affetta da turbe psichiche incurabili, che né le terapie mediche adottate né le sedute di elettroshock già effettuate sono state mai in grado di sedare.
Il dottore, in verità, è scrupoloso. In quel giardino dai rumori sinistri, allietato da una pianta carnivora cui la padrona dedica ogni cura, nel silenzio che avvolge la morte del giovane, nell’enfasi con cui l’eccentrica madre illustra le virtù poetiche del figlio, giunto a suo dire alle soglie della maturità ancora “casto”, avverte qualche cosa di malato. Il dubbio che quanto la donna propone sia un baratto - sbarazzarsi della scomoda nipote, che crea tanti problemi familiari, dando in cambio un aiuto economico - lo stimola ancora di più verso l’indagine.
Ma quali sono le gravi turbe comportamentali di Catherine? Ne snocciola un drammatico elenco Violet Venable, ma dal dialogo che ha con la ragazza Cukrowicz si fa un’opinione differente. Le “sventatezze” commesse da Catherine sono infatti di natura reattiva: se hanno deciso di considerarmi matta, dichiara, tanto vale far la pazza davvero.
Chi ha interesse a far passare per matta la giovane? La sua famiglia - la madre e il fratello - che le impongono di non irritare la zia, o proprio Violet per qualche strana ragione? Da che cosa ha avuto origine il tutto? Quale legame univa Catherine al cugino, quali sono i ricordi ora rimossi, sia per l’atroce peso che comportano, sia per la repressione aspra e implacabile, esercitata al riguardo dalla zia?
Il nodo del malessere sta lì, in un evento che la famiglia nega, nella vita segreta di Sebastian, omosessuale al limite della pedofilia e con un rapporto perverso con la madre, che ha usata quale richiamo social-sessuale per anni, sostituendola poi con la cugina dopo un ictus che ha colpito la donna. Catherine funge da capro espiatorio per Violet, che la considera doppiamente colpevole: per aver  soppiantato la zia quale compagna di viaggi di Sebastian e per essersi rivelata incompleta, benché la prorompente giovinezza la rendesse un’ottima esca per gli uomini. In assenza del continuo appoggio materno, infatti, il figlio - rivela al medico Violet - non aveva più composto poemi, circostanza per lui intollerabile, che lo avrebbe condotto alla morte.
Un'iniezione praticata da Cukrowicz a Catherine, per vincere le resistenze della giovane, rifarà luce sull’intera storia quasi contro il volere della Venable, dall’inizio sino alla sequenza finale, all'assassinio del figlio idolatrato, nell'ambito di un rito cannibalico che porterà fuori di senno la madre, costretta a confrontarsi col reale. 

Cristina Crippa è la madre condiscendente e complice, legata da un amore morboso per il figlio, cui dedica l'intera sua esistenza privandolo di una reale autonomia; Elena Russo Arman è Catherine, vittima sacrificale che si sottrae al destino riservatole grazie all’impegno professionale del medico; Cristian Giammarini è l’integerrimo e sensibile  Cukrowicz; Corinna Agustoni ed Edoardo Ribatto son la madre e il fratello di Catherine, pronti a vendere la loro congiunta per il proprio benessere economico. Completa il cast Sara Borsarelli, suora-custode della sfortunata ragazza.
La traduzione è di Masolino d’Amico, la regia di Elio De Capitani, le scene di Carlo Sala, i costumi di Ferdinando Bruni, le luci di Nando Frigerio, il suono di Giuseppe Marzoli.

Un’opera teatrale di denuncia, ben resa dall’accurata messa in scena, il cui finale introduce la speranza. Diversamente dalla sorella di Williams, che una lobotomia lasciò distrutta, sulla scena Catherine Holly si salva.

Milano, 20 maggio 2011

­© Iole Natoli

Nessun commento: