Una scrittrice incontra un ispettore di polizia con l’intento di fargli un “terzo grado”. Vuol confidata da lui la strategia, con cui nel corso d’una ormai lunga carriera ha ottenuto molte più confessioni di quanto altri sian riusciti mai a fare. Nell’insolito ruolo d’interrogato, l’uomo un po’ si schermisce e un poco attacca, ma alla fine racconta la sua storia e soddisfa la curiosità della donna. Diversamente dagli altri poliziotti, egli non è approdato a quella professione frequentando una scuola di polizia: era, al contrario, uno studente di Filosofia, poco solerte nel sostenere gli esami. Trasformato in uomo d’azione da un concorso, assiste prima e talvolta partecipa a metodi inquisitori ben violenti, che rendono il sospettato di un crimine una vittima, senza ottenere il risultato voluto e generando a volte “confessioni” di reati in realtà mai commessi. Poco per volta ha elaborato una tecnica, di cui rivela adesso i punti chiave. Innanzitutto non prender troppo sul serio se stessi e sospendere ogni giudizio morale, per non cadere dentro la vicenda al punto da non scorgere i dettagli. Porsi, poi, a una distanza “filosofica”, che consenta di esser vicino al sospettato senza però giustificarne la colpa. Dimenticare la propensione all’azione per soppesare con cura ogni parola, utilizzare un campionario neutro, scartando termini che, evocando un “giudizio”, congelerebbero ogni confessione possibile. Essere insomma, paradossalmente, ciò che un poliziotto, nella versione più diffusa, non è. Nato a Bari nel 1961, pretore e in seguito pubblico ministero, Gianrico Carofiglio è anche stato sostituto procuratore alla Direzione Distrettuale antimafia di Bari. Nel 2008 è stato eletto senatore nelle liste del Partito Democratico. Ha al suo attivo saggi, romanzi, racconti e una graphic novel di cui è coautore il fratello Francesco. Ha ricevuto numerosi premi. Dalle sue opere sono stati tratti film e fiction televisive. Il paradosso del poliziotto, pubblicato nel 2009 da Nottetempo, è stato incluso poi nella raccolta Non esiste saggezza, edita nel 2010 da Rizzoli, con cui l’autore ha vinto il premio Piero Chiara. Nel presentare al pubblico lo spettacolo, la regista Marina Spereafico ha rilevato come lo scrittore avesse sottotitolato il suo racconto “un dialogo”, delineando così una narrazione in cui le parole aspiravano a essere pronunciate “a voce alta”. A quella non celata aspirazione il Teatro Arsenale ha dato ascolto. | L’adattamento del testo di Gianrico Carofiglio, curato da Marina Spreafico, ha prodotto una pièce teatrale ricca, che alterna alla componente drammatica alcuni exploit gustosi e divertenti. Il Teatro Arsenale è trasformato per l’occasione in un locale. Lo spettatore è accolto con garbo da un Maître, gli si consente di scegliere il suo posto, una gentile Cameriera offre da bere, un abile Prestigiatore si aggira tra i tavoli intrattenendo con i suoi trucchi gli ospiti: si scivola nell’atmosfera dello spettacolo piacevolmente disposti. Sul palcoscenico, i personaggi al centro della breve vicenda: la Scrittrice e l’Ispettore. La prima è Claudia Lawrence, efficace e sorprendente nella sua vitale disinvoltura: sa, dal ruolo serioso e compunto di attenta interlocutrice, trasformarsi in improvvisata cantante audacemente trasgressiva. Il secondo è Mario Ficarazzo, ottimo interprete del complesso personaggio, capace di passare dal tono nostalgico del passato alla ferma consapevolezza del presente, narrando con lucida obbiettività la propria biografia. Decisamente sorprendenti gli allievi della Scuolarsenale: contribuiscono in modo determinante allo spettacolo con prestazioni di ottimo livello interpretativo. La qualità e la gradevolezza dell’azione scenica sono anche merito delle loro incursioni: danno ritmo e varietà allo svolgimento del racconto. La mano ferma della regista Marina Spreafico ha guidato la compagnia riuscendo a conciliare i momenti diversi - dalla brutalità di un pestaggio al divertente dialogo in dialetto, alle esibizioni canore, ai monologhi intimisti - creando un tutto armonico e coinvolgente. Uno spettacolo da non perdere. © Maria Maddalena Cultrera | |
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