sabato 25 giugno 2011

SOCIETÀ / Il manifesto della Festa dell'Unità di Roma 2011



Come attirarsi una montagna di critiche
trovandosi a corto d’idee per una Festa
di Iole Natoli

Voler equiparare l’infelice campagna per la Festa dell’Unità del PD ad altre ben più pesanti che normalmente campeggiano sui muri, o ai messaggi molto più volgari e offensivi che ci vengono impunemente lanciati da chi ricopre delle cariche pubbliche, è certamente un’operazione faziosa, degna solo di chi ha da coprire licenze assai più pesanti in casa propria; ma assolvere un manifesto discutibile solo perché non risulta impudico è atto di non onorevole miopia.
Al di là di quanto abbiamo già scritto in un articolo precedente qui reperibile, divertendoci un po’ a parafrasare il possibile modus operandi di un ipotetico pubblicitario al lavoro, rimane senza risposta una domanda.
Ma che cosa voleva dire il PD - o chi per lui - nei manifesti concepiti per la Festa? Quel che di fatto si vede è quanto segue. Il vento dell’auspicato cambiamento fa svolazzare vistosamente la cravatta dell’uomo nel manifesto maschile, sventolando dal collo che la regge, e solleva la gonna in quello femminile, tenuta a freno dalle mani della fanciulla pudica.
Tenuti a freno la gonna e il cambiamento. Era questo ciò che si voleva far passare? Il senso di un cambiamento parziale e addomesticato? No? Ma allora perché la fanciulla si oppone con le sue dolci manine, cosa fa, perché reprime e costringe all’ingiù la sua gonna? Il vento soffia ma non sconvolge troppo?
No, in effetti non sconvolge abbastanza. Perché se per esprimere la realtà femminile che avanza si può attingere solo alla sia pur mitica Monroe o, peggio, alla sua emula in rosso Lebrock, allora il vento non si è mai sollevato e il cambiamento lo si può ritrovare soltanto in un qualche vetusto dizionario… a cui ricorrere per imbellettare di rosso una Festa.

 Milano, 27.06.2011
© Iole Natoli



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