E ora l’onda rossa che ci sommerge è la domanda - anzi una lunghissima sfilza di domande - su quel già contestato manifesto. È offensivo per le donne o non lo è? È giocoso, allegro, spensierato? È inopportuno, subdolo, sessuato? E le gambe, come sono le gambe? Asettiche, allusive, inconsapevoli? Innocenti o colpevoli? Come se esistesse una qualsiasi parte del corpo umano/animale che abbia senso considerare riprovevole “in sé”. Riprovevole può essere solo l’uso che di una qualche parte del corpo vien fatta, in relazione al contesto specifico nel quale la rappresentazione di tale parte è inserita. Di conseguenza, invece di portare su un ipotetico banco degli imputati due gambe, che se chiamate in causa non esiterebbero a dichiararsi innocenti, proverei a soffermarmi su ciò che abitualmente un pubblicitario fa e sulle spinte che lo conducono a una scelta: nel caso che stiamo esaminando, sulla scelta di quelle due gambe lì e non, ad esempio, di quelle veloci e aggraziate d’una nobile gazzella al galoppo, o di una sportiva in una gara di corsa. Escluderei la pur arcinota gamba ticchettante di Gambadilegno, perché del tutto non pertinente all’oggetto. L’oggetto, infatti, è una campagna pro Festa dell’Unità, che si terrà dal 23 giugno 2011 a Caracalla. Ora se Il lutto - dunque il nero - si addice ad Elettra, il rosso andrà invece a pennello ad una festa, specie a quella di una SempreRossa Unità. Se il pubblicitario cui è stato commissionato il manifesto fossi io, ragionerei più o meno come segue… Rosso. Rosso, vediamo un po’… Rosso di sera bel tempo si spera, no, non c’entra niente. Il vino rosso fa buon sangue, nemmeno. Il toro se vede rosso s’infuria… Vedere rosso? Credo mi stia venendo in mente qualcosa… cosa è possibile vedere in rosso? Parbleu! Quella spettacolare gonna rossa che si librava all’insù come la famosissima gonna bianca di Marilyn Monroe… Oh, perbacco, che gioia, quale giubilo! Come non averci pensato prima? Ma sì! È il fatidico uovo di Colombo: si prende un’immagine simbolo legata alla memoria collettiva - quella della mitica Marilyn di Quando la moglie è in vacanza -, la si combina con quella della sua replicante Kelly Lebrock - sì, l’interprete di La signora in rosso, per intenderci -, si agita il tutto in una boccetta magica… et voilà, il gioco è fatto! Cosa? Non rappresenta l’universo femminile? Le donne lavoratrici di ogni specie non passano abitualmente le giornate sulle griglie stradali di aerazione per fare svolazzare i loro abiti? Beh, ma che c’entra? È il vento del cambiamento che fa tutto, spazza via ogni traccia di stasi e solleva per aria la gonna… Ma poi, avete visto le manine? Sì, quelle che la tengono abbassata all’ingiù, malgrado tutto? Sono una garanzia di serietà, di pudore delle donne lavoratrici, che non hanno una morale vittoriana - questo no - ma a certe cose ci tengono. Si guarda (fino ad un certo punto) ma non si tocca. Sì, d’accordo, le teneva più o meno così pure Marylin, che in gioventù posava nature per i calendari… Beh, non importa. Sono rosse anche le scarpe, hai notato? Scarpette rosse, un condensato di film in un’immagine, dove la trovi una formula 3 altrettanto forte? Agli uomini, ci puoi giurare, piacerà anche per via di quei due nastri bianchi disciolti, che svolazzano misteriosi da dietro... Alle donne? Beh, guarderanno le scarpette e ci scommetto che ci sarà un boom di vendite. Tutte in scarpette rosse alla Festa dell'Unità di Caracalla. O no? | |||
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giovedì 23 giugno 2011
SOCIETÀ / Il vento rosso che cambia a Caracalla
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