Dal 26 Febbraio al 16 Marzo 2014 - Al Teatro Carcano di
Milano
|
|||
Nuda Proprietà
di Lidia Ravera Regia di Emanuela Giordano - Con Lella Costa e Paolo Calabresi |
|||
di Iole Natoli
|
|||
Se la
trasposizione teatrale del suo romanzo Piangi
pure è suggerita a Lidia Ravera dall’amica regista Emanuela Giordano, che
aveva letto il testo non finito, l’individuazione dell’interprete ideale consegue
invece alla partecipazione dell’autrice, in qualità di lettrice, alla recita
genovese di Ferite a Morte di
Serena Dandini.
Non
appena si ritrova a contatto con la frizzante attrice milanese, scatta nella
scrittrice luce e grido: “È LEI, eccola lì la mia Iris!”, dichiarerebbe senza
mezzi termini in scena. Supponiamo che abbia voluto astenersene perché l’irrompere
nella recita in corso avrebbe configurato una lesione del diritto e del
lavoro dell’altra; ed infatti, se quel grido fosse stato reale, avrebbe
generato certamente distrazione e confusione nel pubblico, del tutto ignaro
dei suoi circuiti mentali. O forse lo ha pensato fuori scena, quando Lella era
già uscita dal ruolo.
Ma chi era
ed è mai questa Iris, che per Ravera si incarnava già in Lella Costa senza
che questa ne avesse ancora il sospetto? È la protagonista di un romanzo che
ha incontrato ampio favore di critica, un personaggio che incanterà a fondo
l’attrice non appena avrà modo di conoscerlo.
I
quattro attori, l’autrice e la regista si sottopongono alle domande di rito
nel corso della conferenza stampa presso il Carcano.
«Lei dunque
si identifica con Iris?», è la domanda di una giornalista presente.
Costa nega
e spiega che per qualsiasi interprete è un bene non assomigliare al
personaggio, perché se difettasse la distanza verrebbe meno l’interpretazione
attoriale, per lasciar posto a una replica di sé. E tuttavia, vedendo Iris in
campo, si percepisce quella linfa comune che fonda l’intuizione di Ravera; l’effervescenza
unita alla delicatezza del sentire, la capacità di dire quel che si pensa
sfidando la consuetudine corrente sono dati strutturali di entrambe.
Lella Costa
ovviamente non è Iris, ma può certo sentirsi in sintonia più che se la
protagonista della pièce fosse una donna inquadrata negli schemi. Il
personaggio è dotato di autoironia, sa fare il punto della decadenza fisica
(nel romanzo ha 79 anni, nella commedia ne conta 68) senza lasciarsene avvilire
e sconfiggere e senza ingaggiare una lotta contro il tempo fatta di bisturi e
di restauri imponenti. Si affida alle risorse praticabili, sale a piedi sei
piani di scale, usa la corda per salti casalinghi, corteggia con destrezza le
paure per aggirarle e non farsi sopraffare, sa trovare rilanci ed aperture.
Iris gioca intelligentemente con sé, con l’altro, con tutte le situazioni
contingenti e lo fa attraverso un uso spregiudicato del pensiero, che
affascina per la sua genuinità chiunque la incontri.
Avendo
badato poco a risparmiare, si trova in ristrettezze finanziarie. L’unica sua
risorsa è l’appartamento in cui vive, così decide di utilizzare il suo bene
vendendone la nuda proprietà. Da
quel momento si sentirà presa in trappola, perché, pur ritenendo scarsamente saggio
vivere meditando sulla morte, l’avere conseguito un pagamento che rappresenta
l’unico cespite cui attingere nello scorrere degli anni le pone qualche
problema matematico. Quanto mi spetta annualmente come massimo, dividendo la
somma concordata per 10? E se vivo di più cosa succede? “Da ieri c’è un
giovanotto di 36 anni che mi augura una sincope al minuto”, dice all’amico conosciuto
tre anni prima al bar sotto casa, con cui da allora continua a incontrarsi
per un Pernod, uno spritz o un caffè.
L’amico Carlo
è per Iris un uomo che “vive ingabbiato nel tempo”. Ha uno studio di
psicoanalisi al pian terreno dello stesso edificio dove lei è stata
proprietaria dell’attico e “vende il suo pomeriggio in lotti di cinquanta
minuti l’uno”.
Per
Carlo la vivacissima Iris è un diversivo stimolante, per Iris il più giovane
Carlo è un amico particolare, quello che si sarebbe potuto trasformare nel
suo psicoterapeuta se lei avesse avuto la voglia - e la possibilità - “di
tirar fuori i soldi per pagarlo”.
E invece
Carlo diventerà per lei qualcos’altro, perché due accadimenti imprevisti
modificheranno il prevedibile corso degli eventi: uno sfratto che obbliga l’uomo
a lasciare il suo studio e la scoperta che una malattia già patita e che
sembrava debellata da tempo si è invece estesa e sta andando al galoppo.
Carlo ha adesso un’aspettativa
di vita minore di quella con cui Iris si era trovata fin lì a misurarsi e se
lo sfratto porterà la donna a cedergli una stanza al piano attico, per
trasferirvi la sua attività lavorativa, la malattia rivoluzionerà il loro
rapporto, conducendoli a un ripensamento profondo del tempo che a ciascuno di
loro rimane e della possibilità di dare un significato più intenso
all’esistenza. Esperire sino in fondo la relazione, amarsi senza nessuna
riserva, con intelligenza e allegria, finché sarà ancora possibile a
entrambi.
|
|||
Con Claudia Gusmano e Marco
Palvetti - Scene di Francesco Ghisu - Musiche di Antonio Di Pofi.
|
|||
Produzione La Contemporanea - Mismaonda. La commedia, che Lidia Ravera ha
tratto dal suo romanzo “Piangi pure”(Bompiani, 2013) ha debuttato in prima
nazionale il 16 gennaio al Teatro Masini di Faenza.
|
|||
Milano, 15.03. 2014
|
© Iole Natoli
|
||
Spazio culturale on line - Bazar di Arte, Cinema, Danza, Fotografia, Letteratura, Teatro, Turismo, News
sabato 15 marzo 2014
Lidia Ravera / La relazione che ha la meglio sul tempo
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento