La solitudine che consegna alla morte
di Iole Natoli
Oltre che nella sua struttura originaria di romanzo settecentesco
epistolare, «Les Liasons dangereuses» di Choderlos de Laclos è giunto a noi
in versioni teatrali, televisive e filmiche, la più celebre delle quali è del
1988, per la regia di Stephen Frears e l’interpretazione di Glenn Glose, John
Malkovich, Michelle Pfeiffer e Uma Thurman, presto seguita dal «Valmont» di
Forman. Siamo dunque abituati a scene visive di notevole impatto, con interni
decisamente sfarzosi ed esterni in gran parte suggestivi, ma soprattutto a
diversi personaggi.
La versione teatrale di Heiner Müller, del 1982, riduce drasticamente
l’abbondanza. La scena è scarna, il bunker in cui la rappresentazione si
svolge - nota Malosti - confina volutamente all’esterno vita e storia, solo
due i personaggi in carne e ossa, che si scambiano l’identità sessuale e
anche le parti. Per Müller, che è stato uomo di
teatro, “L’arte affonda le sue radici nel sangue, e
necessita di queste radici. L’adesione all’orrore, al terrore fa parte della
descrizione dell’orrore e del terrore. È il caso de Le relazioni pericolose. Laclos si è
sempre dichiarato un moralista intento a descrivere gli abissi
dell’immoralità al fine di mettere l’umanità in guardia. L’atteggiamento
moralistico è solo la posa di un autore fortemente interessato alle tenebre
dell’anima. Il problema principale nella riscrittura di Quartett era
come ideare una drammaturgia a partire da un romanzo epistolare. Alla fine la
soluzione è venuta recitando: due personaggi ne interpretano quattro”.
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L’allestimento voluto da Malosti privilegia un ambiente “terminale”,
come lo stato della donna su un letto, che insieme a qualche specifico
strumento definisce un contesto sanitario, pur contraddetto
dall’abbigliamento iniziale, esaltato da una vistosa parrucca; ma solo nella
rievocazione soggettiva che spezza la barriera Spazio/Tempo l’epoca storica
riceve il contrassegno dai costumi indossati dagli interpreti.
La riduzione dei personaggi fisici a due innesca un gioco con l’immagine
propria e dell’altro, benché in termini di evocazione la Marchesa viva in un multiplo
riflesso di specchi, dato che evoca il suo stesso evocare. Non solamente è
anche Maria de
Tourvel e Cécile, ma è Valmont che diviene Marchesa, in una giostra di
continui rimandi che consente uno scavo più brutale.
La ferita iniziale dell’anima non è narrata, la si intuisce appena. Se
in de Laclos è pensabile che la dissoluta e crudele Marchesa abbia anche amato
in qualche modo il Visconte in un tempo irrimediabilmente lontano, qui
l’ipotesi è appena accennata e dispersa nelle nebbie del nulla. C’è soltanto
il dominio del sesso, la riduzione della vita altrui a cosa, a pedina di
intrighi machiavellici. Qualsiasi amore è rinnegato con forza e lo sbocciare involontario
in Valmont di un sentimento per Madame de Tourvel, che risulta presente nel
romanzo, diventa in Quartett quasi inesistente.
La rabbia di Madame de Merteuil sembra più generata dall’inadeguatezza di
questa stupida e goffa “rivale” rispetto al culto di raffinatezza sensuale nel
quale invece ha forgiato se stessa, che non a una effettiva gelosia per una
qualche sbandata del Visconte. In ogni caso, dal patto a due non si deroga per
nessuna motivazione plausibile. A unirli è l’orgia della derisione perenne, il
bisogno perverso di un potere con cui ciascuno colpisce anche l’altro ma che raggiunge
la propria apoteosi nel cinico sacrificio di Cécile. La Marchesa la offre
all’amante libertino, benché questi non nutra interesse per la giovane e,
nella estrema versione di Heiner Müller, Valmont troverà il proprio
appagamento nell’atto del tutto gratuito del sopprimerla. Solo la
realizzazione del delitto, che ha già prefigurato mentalmente, provoca ancora
nell’uomo un’emozione, solo la spietata uccisione della vittima costituisce
per Valmont un diversivo a una lussuria che ha saccheggiato se stessa.
Laura
Marinoni si conferma quale attrice suberba nel ruolo e Valter Malosti è un
interprete radicalmente annoiato dalla vita e perfino dall’esperienza di
morte. Una potente carrellata su un universo epocale disgregato, che mostra qualche
punto di contatto col nostro.
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Tournée. Dal
21 gennaio al 2 febbraio a Torino,
Teatro Carignano - Dal 4 al 16 Febbraio 2014, a Milano,
Teatro Grassi - Dal 18 Febbraio al 2 marzo a Roma,
Piccolo Eliseo
- Dal
5 al 6 marzo a Ginevra, Théâtre du Galpon - Dal 13 al 16 Marzo a Prato,
Teatro Metastasio
- Dal 18 al 19 marzo a Correggio, Teatro Asioli - Dal 20 al 21 marzo
a Modena, Teatro Storchi - Dal 24 al 25 marzo a Monaco di Baviera,
Residenztheater (Marstall) - Il 27 marzo a Cremona, Teatro Ponchielli - Il 28 marzo a Lecco, Teatro
della Società.
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