Da
Mercoledì 21 Novembre a Domenica
2 Dicembre 2012 - TEATRO CARCANO di Milano
|
|||
TROIANE
di EURIPIDE
Regia di Marco Bernardi
Con Patrizia
Milani, Corrado D’Elia, Sara Bertelà, Carlo Simoni, Gaia Insenga, Valentina
Bardi, Valentina Capone,
Riccardo Zini, Valentina Morini, Karoline Comarella vai alla recensione | |||
La dignità delle popolazioni vinte, in un dramma incredibilmente attuale
di Iole
Natoli
Sul palcoscenico cumuli di detriti e rovine, che testimoniano
di costruzioni sventrate e ci riportano agli scenari di guerra, con cui
entriamo quotidianamente in contatto mediante i siti web e la Tv; ma a
collocare la tragedia di Euripide nel tempo che per stesura le compete
pensano i numi Poseidone ed Atena, simili a statue che reggono un frontone,
qui coalizzati nell’intento d’infliggere la meritata punizione ai Greci, rei
di aver profanato un luogo sacro con la cattura e lo stupro di Cassandra.
Accettando la richiesta irata di Atena, alla quale era
dedicato l’altare, Poisedone sconvolgerà il mare Egeo; scatenerà una tempesta,
promette, che renderà terribilmente lungo e sofferto il viaggio di ritorno
degli Achei. Per conto suo, la cerebrale figlia di Zeus attingerà alle
risorse paterne, squarciando i cieli con fulmini e saette.
Situiamo così l’opera tragica, alla quale ci accingiamo ad
assistere, nella terra lontana del mito pervenutoci con l’Iliade e l’Odissea,
popolate da più o meno invincibili eroi e dai passionali dei dell’Olimpo, per
nulla estranei alle vicende di Troia.
I sacri accordi di cui abbiamo avuto notizia riguarderanno il
tempo a venire che incombe. Al momento solamente Cassandra, in uno stato di
preveggente delirio che le deforma in arco isterico il corpo, come alle
ottocentesche dementi di Charcot, vede scorrere davanti al suo sguardo il
futuro. Siamo ancora sul suolo di Troia, nelle fasi finali della guerra, poco
prima che la città sia incendiata.
Tra le macerie della guerra, una tenda. All’esterno, distesa
in terra, c’è Ecuba, una toccante eppur fiera Patrizia
Milani, sposa in seconde nozze del re Priamo, che piange sulle disgrazie
avute in sorte: la distruzione della sua cara Patria, la morte del marito e
dei suoi figli, la sicura destinazione spregevole riservata dai Greci a lei e
alle figlie, come a tutte le donne dei vinti.
Nella tenda, anche le altre prigioniere troiane, accomunate
dalla prossima identità livellante di schiave, sanno che saranno assegnate ai
guerrieri per sorteggio. Al sopraggiungere dell’araldo Taltibio, l’angoscia
dell’attesa è soppiantata dalla certezza di dover essere separate. Ciascuna
ha avuto una destinazione diversa, chi per sorteggio, chi per scelta dei
capi. Di Cassandra, la veggente
sacerdotessa di Apollo, si è invaghito pazzamente Agamennone, che intende
farne la sua concubina. Andromaca, vedova di Ettore e madre del piccolo
Astianatte, è stata scelta invece da Pirro, detto Neottòlemo, figlio del defunto Achille sulla cui tomba è stata immolata
Polissèna, la più giovane delle figlie di Ecuba. La regina è toccata a
Odisseo: nella sua infame condizione di schiava, dovrà seguirlo nel suo ritorno
a Itaca.
In rispondenza alle indicazioni del testo, il messaggero dei
Greci, Taltibio, è abitualmente rappresentato come un vincitore dall’animo
compassionevole, specie in rapporto al destino di Astianatte, il bambino di
Andromaca ed Ettore, che verrà buttato giù da una torre.
Nello spettacolo diretto da Marco Bernardi è invece un crudelissimo angelo della morte, come lo definisce
il suo interprete, lo straordinario Corrado
D’Elia; è un individuo che gode dell’esercizio del potere e dell’amara
impotenza delle vittime, mescolando il perverso godimento a una sorta di
disonorante ironia.
Orribilmente ci ricorda il riso delle feroci guardie di Abu Ghraib, pur non facendovi
riferimento esplicito. Indossa la tuta mimetica di un soldato moderno e
brandisce una moderna videocamera, con la quale si diverte a riprendere la
disperata reazione delle vittime. Le sue risate ci portano alla mente gli
sghignazzi immortalati da recenti foto di Gaza, in cui vediamo combattenti in
motocicletta trascinare allegramente per via il cadavere di un palestinese
“traditore”, esattamente come nella narrazione omerica Achille trascinava a
Troia, legato al carro, il corpo senza vita di Ettore. Uno di loro ha in mano
una macchina fotografica, per registrare l’azione di vendetta.
Ma torniamo a questo allestimento di Troiane. Sui fondali
scorrono immagini di guerra e di fame, di ferocia, di desolazione, di morte.
Il regista Bernardi, che è anche direttore artistico dello
Stabile di Bolzano, definisce questa tragedia di Euripide “il primo testo pacifista
della storia occidentale”. Euripide, dichiara, fa una denuncia dell’insensata
brutalità di ogni guerra, della sua intrinseca disumanità fuorviante.
Ma non è solo contro una generica guerra che si era espresso
nelle Troiane l’autore. Nel corso della guerra del Peloponneso (431 - 404
a.C.), Atene aveva “invitato” l’isola
di Milo, una colonia spartana che aveva dichiarato la propria neutralità fin
dall’inizio, ad aderire alla lega delio-attica piegandosi alla dominazione ateniese. Non avendo
ottenuto quanto chiesto e volendo tenere alto il prestigio per garantirsi una
posizione di forza, Atene aveva assediato l’isola, per poi distruggerla
sterminando la popolazione maschile e vendendo donne e bambini come schiavi.
Di lì a pochi mesi, il drammaturgo metteva in scena ad Atene la sua tragedia
sull’efferata distruzione di Troia, obbligando gli artefici della strage di
Milo a contemplarsi riflessi in uno specchio.
Coerente con lo spirito dell’opera appare dunque l’apporto delle immagini, che come
le news della CNN e di Al Jazeera, nota ancora il regista Bernardi, si
affacciano prepotenti dai fondali e inseriscono nella contemporaneità di altre guerre l’evento
mitico della guerra di Troia.
Carlo Simoni e Valentina
Capone sono gli dei punitori degli Achei; Gaia Insenga è la violata Cassandra, che anticipa l’immortalità
della storia di Troia; Sara Bertelà
dà voce e corpo all’infelice Andromaca, sposa di Ettore e madre di
Astianatte; Riccardo Zini interpreta
l’evidente oscillare tra offesa e amore di Menelao per Elena; Valentina Bardi è qui nei panni di un’astutissima Elena, che irrompe in scena
come una
bionda bambola sexy - un mix di Marilyn Monroe, Jayne Mansfield e Diana Dors
- e i cui occhiali da sole sul
bel volto alleviano la tensione drammatica in platea; Valentina
Morini e Karoline Comarella,
quasi sempre presenti accanto a Ecuba, reggono entrambe la funzione del coro.
Traduzione di Caterina
Barone, scene di Gisbert Jaekel,
costumi di Roberto Banci,
suoni e immagini
di Franco Maurina, luci di Lorenzo Carlucci. Spettacolo prodotto
dal Teatro Stabile di Bolzano.
|
|||
Milano, Novembre 25.11.2012
|
© Iole Natoli
|
Spazio culturale on line - Bazar di Arte, Cinema, Danza, Fotografia, Letteratura, Teatro, Turismo, News
domenica 25 novembre 2012
TEATRO / TROIANE di Euripide
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento